

Si stima che la rinita allergica nel mondo colpisca tra il 10 e il 30% della popolazione; tra i bambini, l’incidenza è più alta, pari al 40%.1
Questi sono i dati di oggi; all’inizio del 1900 l’incidenza era molto bassa, inferiore all’1% con piccoli incrementi fino al 1980 e una crescita più sostenuta a partire dal 1990.1
Un importante studio epidemiologico italiano condotto da 12 Centri specialistici con 3 rilevazioni nel periodo 1991-2010 ha fotografato la realtà nazionale su un campione di oltre 35.000 giovani adulti.2
La rinite allergica che nel periodo 1991-1993 era presente nel 16,8% dei soggetti aumentava nel 1998-2000 con valori del 19,4%; infine, nel triennio della terza rilevazione(2007-2010) raggiungeva il 25,8%.2
Quindi, oggi in Italia la rinite allergica colpisce circa 1 persona su 4, numeri paragonabili a quelli di una grande epidemia!2
L’attuale aumento delle malattie allergiche nei Paesi industrializzati è stato attribuito, secondo la “hygiene hypothesis”, alla relativamente scarsa stimolazione del sistema immunitario intestinale.3
Nuclei familiari meno numerosi, minor contatto con agenti infettanti e disponibilità di cure antinfettive, condizioni igienico-sanitarie e ambientali migliorate, sarebbero alla base dell’aumento delle allergie.4
La rinite allergica è una condizione infiammatoria della mucosa nasale determinata da una risposta incontrollata del sistema immunitario verso allergeni inalatori che comprendono i pollini, molti dei quali sono i responsabili delle riniti allergiche stagionali, gli acari della polvere, i peli di animali domestici e, occasionalmente, alcune muffe.5
Tra i pollini più frequentemente causa di allergia vi sono quelli di graminacee, parietaria, artemisia, ambrosia, olivo e betulla.6
I sintomi tipici della rinite allergica sono la rinorrea (naso che cola), l’ostruzione e il prurito nasali e la starnutazione; spesso vi è anche sintomatologia congiuntivitica con lacrimazione e prurito oculare.6
I sintomi sono reversibili spontaneamente o con appropriato trattamento che sarà stabilito, caso per caso, dal proprio medico curante.6
A causa della sintomatologia, la rinite allergica disturba il sonno e questo si ripercuote sulle attività psico-fisiche giornaliere compromesse dall’affaticamento e dalla scarsa capacità di concentrazione determinate dal cattivo riposo notturno.
Le performance lavorative, di studio e le relazioni familiari e sociali di conseguenza non potranno che essere insoddisfacenti.5
Evitare il contatto con i pollini è l’imperativo per la rinite allergica stagionale, malattia primaverile per eccellenza.
Tuttavia, i cambi climatici del presente hanno ampliato la stagionalità pollinica con prolungati periodi di fioritura di alcune specie, l’ambrosia ad esempio; alcuni alberi invece, come le betulle, producono maggiori quantità di polline causando sintomi più gravi.1,5
Suggerimenti per minimizzare l’esposizione ai pollini:1
Altre norme comportamentali utili per affrontare la rinite allergica prevedono di evitare gli irritanti della mucosa nasale quali il fumo di tabacco, gli inquinanti del traffico e i fumi industriali/domestici.1
I filtri nasali si sono dimostrati utili e privi di effetti collaterali per ridurre l’esposizione al polline e gli associati sintomi, così come gli occhiali da sole in caso di lacrimazione-prurito oculare.1,5
I lavaggi della cavità nasale con soluzione fisiologica, metodica ben tollerata, poco costosa e facile da mettere in atto, si sono dimostrati efficaci nel ridurre i sintomi della rinite allergica.1,5
I probiotici sono microrganismi che possono modificare sia la composizione, sia l’attività metabolica del microbiota intestinale modulando così il sistema immunitario e producendo benefici per lo stato di salute dell’individuo.7
Gli effetti di un latte fermentato fortificato con il probiota Lactobacillus casei in soggetti con rinite allergica sono stati valutati con uno studio clinico condotto con una rigorosa metodologia sperimentale (studio prospettico, randomizzato, in doppio cieco) in 187 pazienti pediatrici dell’area milanese.8
Lo studio durata di 1 anno ha potuto verificare che l’assunzione quotidiana di Lactobacillus casei ha un effetto protettivo verso la malattia: il tempo medio senza episodi di rinite allergica è stato di 6,2 mesi nei pazienti che assumevano Lactobacillus casei rispetto ai soli 5,1 mesi dei pazienti di controllo; anche il numero di episodi di rinite allergica nel corso di 1 anno erano minori tra i pazienti che assumevano regolarmente il probiotico (3,2 episodi in media rispetto a 4,8 del controllo).8
Quindi, la supplementazione alimentare con Lactobacillus casei in soggetti affetti da rinite allergica comporta un 33% in meno di occorrenza annuale di episodi allergici con miglioramento significativo dello stato di salute.8
Sources:
1. Naafs MA. The burden of allergic rhinitis: a mini-review. Glob J Otolaryng.
2018;13(1):555854. DOI:10.19080/GJO.2018.13.555854
2. De Marco R, et al. Trends in the prevalence of asthma and allergic rhinitis in Italy
between 1991 and 2010. Eur Respir J. 2012;39:883-92.
3. Ozdemir O. Various effects of different probiotic strain in allergic disorders: an update from
laboratory and clinical data. Clin Experimen Immunol. 2010;160:295-304.
4. Matricardi PM, Santamaria F. A vent’anni dalla nascita dell’hygiene hypothesis. Prospettive in
Pediatria. 2012;42(166):85-91.
5. Scadding GK. Optimal management of allergic rhinitis. Arch Dis Child. 2015;100:576-82.
6. Gelardi M, Landi M, et al. La rinite allergica: aspetti clinico-terapeutici. Prospettive in
Pediatria. 2017;47(187):175-9.
7. Rodrigues Nogueira JC, et al. Probiotics in allergic rhinitis. BJORL. 2011:77:129-34.
8. Giovannini M, et al. A randomized prospective double blind controlled trial on effects of
long-term consumption of fermented milk containing Lactobacillus casei in pre-school children
with allergic asthma and/or rhinitis. Pediatr Res. 2007;62:215-20.