

I fattori di rischio per l’insufficienza di vitamina D sono ben descritti in letteratura e includono: tonalità scura della pelle, eccessivo evitamento dei raggi solari, obesità, dieta carente di vitamina D e fumo.
I bambini e le donne in gravidanza risultano particolarmente vulnerabili alla mancanza di tale vitamina, molteplici studi hanno messo in luce le possibili conseguenze della sua carenza sulla salute di mamma e bambino.
Con la vitamina D ci riferiamo due forme principali: il colecalciferolo (vitamina D3), la forma predominante, che viene sintetizzata dall’organismo con l’esposizione al sole e l’ergocalciferolo (vitamina D2), è introdotto con la dieta (pesce, uova, latticini e funghi), seppurein minima parte ciò sia possibile.
La principale attività biologia della vitamina D è rappresentata dal riassorbimento del calcio a livello renale, dall’assorbimento intestinale di fosforo e calcio e dalla mobilizzazione/accumulo di calcio dalle/nelle ossa.
Inoltre favorisce i processi di differenziazione di alcune linee cellulari e alcune funzioni neuromuscolari.3
Oltre a queste funzioni classiche, molte altre attività della vitamina D sono state scoperte più di recente, in particolare la sua capacità di modulare il sistema immunitario.
La carenza di vitamina D durante la gravidanza è comune e rappresenta un problema significativo di salute pubblica a livello globale.
La supplementazione con vitamina D è raccomandata in tutte le donne gravide, su consiglio del ginecologo, alla dose di 600 UI/die (15 mcg).
Se i livelli di vitamina D materni non sono sufficienti si va incontro al prelievo di calcio dalle ossa della madre che potrebbe andare incontro a fragilità. I denti, inoltre, rappresentano un’importante fonte di calcio facile da mobilitare, spesso quindi durante la gravidanza, se la vitamina D è carente, possono insorgere malattie periodontali.
Infatti, è tipicamente noto che all’aumentare del numero di gravidanze aumenta il rischio di perdita dei denti.1
La vitamina D sembra inoltre giocare un ruolo importante nello sviluppo di una patologia caratteristica del periodo della gravidanza: la preeclampsia.1
La preeclampsia è definita come una sindrome, che presenta una prevalenza mondiale dell’8% circa, caratterizzata da sintomi quali elevata pressione sanguigna e presenza di proteine nelle urine che insorgono dopo 20 settimane di gestazione.
Sebbene l’eziopatogenesi di questa sindrome non sia ancora del tutto nota, ricerche recenti hanno evidenziato che alterazioni a livello della placenta e risposte immuni alterate possano giocare un ruolo importante nel determinare l’insorgenza di questa malattia.
Inoltre diversi studi suggeriscono che un basso livello di vitamina D possa essere associato ad un maggior rischio di preeclampsia.
La correlazione tra carenza di vitamina D in gravidanza e l’insorgenza di altri disturbi, come diabete mellito gestazionale o nascita prematura del neonato, è stata analizzata in diversi altri studi ma ulteriori ricerche dovranno essere condotte per confermarne i risultati.
La vitamina D risulta di fondamentale importanza non solo per la salute della futura mamma ma anche per quella del bambino.
Infatti, la carenza di vitamina D materna può essere trasmessa al feto e in base alla gravità di tale deficit, portare a conseguenze tardive. Ne è un esempio il rachitismo, malattia tipica dell’età pediatrica caratterizzata da alterazioni dello scheletro.
Anche la massa ossea fetale, la salute dei denti e il peso alla nascita possono essere compromessi da un insufficiente apporto di vitamina D durante la gravidanza
Considerato il crescente interesse da parte della comunità scientifica nei confronti di questa vitamina, in letteratura si è assistito a un aumento esponenziale degli studi relativi agli effetti della carenza di vitamina D sulla salute del feto e dei neonati.
Alcune ricerche suggeriscono che la vitamina D possa ricoprire un ruolo importante nello sviluppo cerebrale e cognitivo e che un suo deficit possa essere coinvolto in alcuni disturbi psico-comportamentali dell’età evolutiva.
È necessario che ulteriori studi vengano condotti per meglio chiarire i molteplici ruoli della vitamina D nello sviluppo embrionale e gli effetti della sua carenza sulla salute dei neonati.
È sicuramente raccomandato uno screening per donne con un alto rischio di sviluppare carenza di vitamina D come soggetti con pelle scura, donne che non si espongono di frequente al sole, con ipertensione, con patologie autoimmuni o che seguono un’alimentazione povera di vitamina D.
Sources:
Larqué E et al. Maternal and Foetal Health Implications of Vitamin D Status during Pregnancy.
Maternal and Foetal Health Implications of Vitamin D Status during Pregnancy. Ann Nutr Metab.
2018;72(3):179-192.
Fiscaletti M, et al. The importance of vitamin D in maternal and child health: a global
perspective. Public Health Rev. 2017;38:19.
Cuppari K et al. Vitamina D e asma. Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica 2012 • 2-7
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