

Grazie alla sua attività sul sistema immunitario, la vitamina D può avere importanti implicazioni nella prevenzione e nel trattamento delle infezioni.
Numerosi studi negli adulti e nei bambini hanno dimostrato come la sua carenza sia associata a un aumento delle infezioni, particolarmente quelle del tratto respiratorio.
Attualmente la ricerca sta cercando di capire se un’integrazione di vitamina D sia in grado ridurre le infezioni del tratto respiratorio in popolazioni particolarmente fragili come gli anziani, i pazienti con asma e BPCO e i primi risultati sembrano essere promettenti.
La fatigue, cioè una sensazione costante di stanchezza e sonnolenza, è una problematica spesso sottovalutata sia dai medici sia da chi la percepisce sulla propria pelle.
Questi sintomi potrebbero essere scatenati anche dalla carenza di vitamina D e, in questo caso, anche potenzialmente reversibili.
Sebbene non possa essere confermata una relazione causale, esiste una plausibilità biologica in grado di confermare questa ipotesi.
In pazienti che riportino un eccessivo stato di affaticamento, eventualmente associato a dolore muscoloscheletrico ed altri sintomi, la misurazione dei livelli sierici di vitamina D potrebbe essere utile nell’iter diagnostico.
In numerosi studi, bassi livelli di vitamina D sono risultati associati a un aumento del dolore muscolare, mettendo in luce il suo contributo per la normale funzione della muscolatura.
I possibili meccanismi a supporto del ruolo della vitamina D sulla gestione del dolore muscolare possono essere ricondotti ai suoi effetti anti-infiammatori e sulla risposta delle cellule T del sistema immunitario.
I ricercatori sono andati oltre dimostrando che la presenza di recettori della vitamina D sulle cellule muscolari può spiegare la sua correlazione con il dolore e la fragilità di questi organi; in alcuni studi condotti per il momento su modelli animali privi di questo recettore hanno osservato infatti una ridotta e irregolare crescita delle fibre muscolari.
L’integrazione della vitamina D, grazie anche all’assunzione di alimenti che ne sono ricchi, potrebbe quindi costituire un modo sicuro, semplice e vantaggioso per ridurre il dolore nelle persone che soffrano di disturbi muscolari e che risultino effettivamente carenti di questa importante vitamina.
Recentemente è stato dimostrato che la vitamina D può avere effetti benefici sulla depressione, condizione sempre più diffusa che compromette molti aspetti della vita portando a una vera e propria disabilità.
Il meccanismo biologico che spiegherebbe la sua azione sulla depressione non è stato ancora chiarito, ma i ricercatori si sono chiesti se la sua supplementazione potesse migliorare l’umore di questi pazienti.
I risultati sono stati positivi! L’assunzione di vitamina D attraverso la dieta o gli integratori, ha portato a un miglioramento degli stati depressivi nei pazienti analizzati.
Uno studio condotto su pazienti anziani e depressi ha riportato allo stesso modo risultati interessanti sull’importanza di questa vitamina.
Gli anziani depressi, a volte anche per impossibilità di muoversi e uscire all’aria aperta, tendono a restare confinati in casa limitando l’esposizione alla luce del sole: per questo motivo sono particolarmente soggetti a carenze della vitamina D.
Ma non dimentichiamoci che la vitamina D esercita un effetto positivo anche sull’umore delle persone che sono in salute.
Numerosi studi hanno suggerito un ruolo della vitamina D sul follicolo pilifero; durante le fasi del ciclo di crescita del capello è stata osservata infatti una maggior presenza di recettori della vitamina D sui cheratinociti, un tipo di cellule presente in grandi quantità nella nostra pelle.
Inoltre, uno studio condotto su modelli animali per valutare il ruolo della vitamina D nel rachitismo (una malattia dello scheletro causata da un difetto nella formazione delle ossa nel primo periodo di vita) ha rilevato che, riducendo la quantità di vitamina D, si osservava la perdita di peli e capelli.
Il ruolo di questo importante fattore è stato messo anche alla prova in uno studio condotto su 8 donne con perdita dei capelli di tipo femminile, la causa più comune di alopecia nelle donne, caratterizzata da una diffusa perdita di capelli non legata a cause meccaniche nell’area frontale, centrale e parietale del cuoio capelluto.
Queste pazienti mostravano livelli di vitamina D nel sangue significativamente inferiori rispetto alle donne senza alopecia: i livelli di vitamina D, inoltre, diminuivano con l’aumentare della gravità della malattia.
Al momento non vi sono dati scientifici sugli effetti dell’integrazione di questa vitamina sulla perdita dei capelli, tuttavia non è errato pensare che la sua supplementazione, possa contribuire alla ricrescita dei capelli nelle persone sottoposte a perdita abbondante.
Sources:
https://ods.od.nih.gov/factsheets/VitaminD-HealthProfessional/
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